Nariman


Un respiro, un caldo fiato misto a parole di potere e dalle sue lunghe e forti dita la magia prese la forma di uno strale di fiamma che colpì alle spalle l’uomo vestito di nero, l’assassino. Nessun urlo dall’uomo – notevole – mentre l’odore di stoffa e carne bruciata riempiva il corridoio. Innanzi a lui Iustus Ausilius si voltò e, con un colpo netto, spiccò all’individuo la testa. Fu allora che i loro sguardi si incrociarono. Solo per un istante resse lo sguardo dell’alto prelato dell’unica chiesa, poi chinò il capo, piegò le gambe con un unico e fluido movimento e si ritrovò in ginocchio, braccia protese e fronte a sfiorare il freddo pavimento.

– Nariman Susapoor, Rabmag del Sinodo Mistico, per servirvi, nobilissimi. –

Tacque, i secondi seguenti sarebbero stati decisivi e forse gli ultimi se i due sacerdoti avessero pensato che lui c’entrasse qualcosa con quanto stava accadendo.

– Avete domande, lo so, ma non v’è tempo! Dobbiamo correre alle Aule dell’Equilibrio. – Un nome esageratamente pomposo per chiamare le stanze private dell’Eccelso di Invicta, ma scandì quelle parole con decisione poiché sentiva che erano quelle giuste da usare. L’istinto, sentire la cosa giusta da dire o da fare era stato il motivo per cui era diventato il più giovane capo degli Stregoni di Alhira, oltre alle ovvie capacità dimostrate nell’Arte. L’ordine di alzarsi giunse subito e, senza nulla aggiungere, gli occhi si posarono sull’uomo colpito per primo dal Patriarca.

– Astwihad, “coloro che spezzano i corpi” nell’antica lingua. Assassini che hanno ceduto la loro vita in cambio della capacità di essere quasi invisibili e di muoversi come ombre, raggiungendo luoghi altrimenti inaccessibili. Il rito è antico e proibito, chi vi si sottopone non vive per più di una settimana. –

Tacque osservando i due sacerdoti. Uno sguardo di intesa e poi eccoli mettersi a correre. Nessun segno di volergli impedire di seguirli e quindi, ritenendosi ammesso alla loro presenza, Nariman si mise a correre a sua volta. Incontrarono altri quattro Astwihad, un numero notevole che dimostrava quale grande impiego di forze e risorse avessero profuso i mandanti dell’ignobile assalto. Lo stregone ebbe tempo di pensare al corso degli eventi che l’aveva portato qui: al furto, o meglio alla sottrazione, dell’antico rito dalla biblioteca segreta dello Ziqqurat d’Onice; all’acceso dibattito che ne era seguito e ai fondati timori dei suoi compagni del Sinodo Mistico di essere ritenuti complici dell’evento; all’urlo improvviso di Nagisa Zarirdokht, il più anziano membro dell’ordine stregonesco, e alle parole profetiche gridate prima di morire e, infine, alla sua decisione di muoversi alla volta di Omnia di gran carriera. Troppo a cui pensare in breve tempo, ma una mente allenata sa seguire più pensieri alla volta e far seguire ai pensieri l’azione, se necessario. La peculiare spada del Patriarca e le sue fiamme magiche aprirono loro la strada sino alla porta a doppio battente che consentiva l’accesso alle Aule dell’Equilibrio, poi un altro assassino venne bloccato proprio sulla soglia del cubiculum, la stanza dove l’Eccelso, l’incarnazione stessa di Oura, riposa. La scena che si palesò innanzi allo stregone lo fece impietrire sul posto. Nariman trattenne il fiato nei polmoni sino a sentire dolore e le fiamme magiche nelle dita tanto da percepire la pelle scottarsi ma… rimase immobile. Nell’ampia stanza, ancora avvolta nelle ombre, la portafinestra che dava sul giardino pensile era spalancata ed una fredda aria agitava le tende aperte dell’imponente baldacchino.

Non capì subito che la figura inginocchiata sul letto in realtà fossero due, avvinte in un abbraccio tanto stretto che avrebbe fatto impallidire due giovani amanti. Assassino e preda si erano trovati. La persona più vicina ad Oura, l’Intoccabile, l’Eccelsa di Invicta e il sicario inviato per ucciderla. Poi uno dei due cadde a terra, immobile.

[Continua…]